Slawomir Mrozek, fine filosofo polacco, si è ribellato alla “dittatura” sovietica in Polonia con le armi che sono proprie a ogni intellettuale: la scrittura, l’arte della parola e della retorica, in questo caso al servizio della drammaturgia. Se vediamo questo testo alla luce del 1961, anno di pubblicazione, non possiamo che vederci le ombre staliniste dietro alle metafore dei personaggi e del loro tragicomico agire. Rivista ormai in chiave moderna, andando alla radice di questa storia immortale, quel che rimane di universale sono i rapporti di potere tra gli esseri umani, che stanno alla base di qualsiasi attività umana, piccola o grande che sia.

In questa zattera senza più viveri, i tre personaggi, identici per classe sociale, devono decidere attraverso maniere da “persone civili” chi sacrificare di loro per far sopravvivere gli altri.

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